FILM THE EXPERIMET

 

THE EXPERIMENT -CERCASI CAVIE UMANE


The experiment – cercasi cavie umane è un film tratto dal romanzo Black Box di Mario Giordano, racconta un esperimento psicologico realmente fatto nel 1971 dallo psicologo statunitense Philip Zimbardo.

L’esperimento consisteva nell’osservare il comportamento umano, per un periodo di due settimane, in una situazione particolare, quella del carcere.

Erano stati selezionati 24 ragazzi universitari americani, di razza bianca e appartenenti al ceto medio, a 12 era stato assegnato il ruolo di guardie e a 12 il ruolo di prigionieri. Tutti indossavano delle divise uguali da guardie o da prigionieri, in modo che si sentissero tutti uguali all’interno del proprio gruppo.

Alle guardie era stata concessa molta libertà nel scegliere i modi per far rispettare l’ordine.

Lo scopo dell’esperimento era studiare il comportamento umano in una società in cui gli individui non sono considerati come singoli individui con una propria personalità, ma soltanto in quanto appartenenti ad un gruppo.

I risultati furono così drammatici che l’esperimento fu bloccato dopo solo 6 giorni.

Il film ripropone esattamente questo esperimento dalla selezione dei partecipanti, che volontariamente avevano accettato di partecipare, alla vita e ai comportamenti che i protagonisti assumono nel carcere, fino alla sospensione della simulazione in quanto la situazione era degenerata e diventata troppo violenta.

Infatti i partecipanti si immedesimano totalmente nei loro ruoli, le guardie diventano molto autoritarie e abusano del loro potere, arrivano ad umiliare psicologicamente i prigionieri, e per farsi obbedire anche ad usare violenze fisiche su di loro.

I prigionieri dall’altra parte non accettano questi soprusi e si ribellano. Anche i ricercatori voglio fermare l’esperimento ma quando entrano nel carcere vengono anche loro imprigionati e persino uccisi.

In questa situazione le personalità più forti, quella di Tarek e quella dell’agente Berus, diventano dominati sulle personalità più deboli. Berus, inizialmente emarginato, diventa quasi un dittatore, è la tipica persona che nella vita reale non ha niente e che a livello sociale conta poco, appena gli viene dato del potere sfoga tutte le sue frustrazioni sui prigionieri per sentirsi importante.

Dall’altra parte Tarek, che sembra essere una persona più intelligente, si ribella e crea situazioni difficili per rendere più interessante il suo servizio giornalistico. Nel corso del film la situazione degenera e sfugge al controllo degli stessi sperimentatori.

Il risultato dell’esperimento (anche se viene interrotto prima della fine) mette in luce come gli individui quando fanno parte del gruppo perdono la responsabilità personale, quindi non si preoccupano delle conseguenze delle loro azioni, non hanno sensi di colpa e paura e assumono comportamenti violenti che da soli non assumerebbero mai.

Viene messo in evidenza come le persone quando sono sottoposte a pressione e fanno parte di un gruppo, tanto più se con un potere autorizzato, perdono la propria individualità e la morale e assumono comportamenti disumani.

Il film fa vedere come il potere possa far cambiare un uomo, le guardie quando hanno autorità diventano sempre più cattive e spietate.

Dall’altra parte viene esaminato il comportamento dei prigionieri, che tendono ad assumere i comportamenti che l’autorità gli impone, anche se sono immorali. Anche in questo caso il gruppo riesce ad influenzare totalmente il comportamento individuale.

Il film fa riflettere sulla cattiveria a cui l’uomo può arrivare. 

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