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FICHTE

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  FICHTE Il criticismo kantiano considerava il conoscere come attività e non solo come passività. Ma il soggetto (l’IO PENSO) di Kant si limitava a organizzare attraverso le forme a priori la realtà, e quello che non si poteva conoscere con i sensi: la cosa in se , non era possibile conoscerla. L’IDEALISMO (corrente di pensiero filosofica che dà più importanza alla dimensione ideale e spirituale della realtà) cerca di superare questo problema. FICHTE è uno dei fondatori dell’IDEALISMO , visse nel 1762-1814. Fichte sostiene che non esiste la cosa in sè, come invece affermava Kant, e non ammette nulla al di fuori del soggetto stesso. Il soggetto è così assoluto e infinito. L’io tende sempre verso la libertà, verso la perfezione, l’io è sempre impegnato verso un processo di autorealizzazione. E’ un IO puro e UNIVERSALE , non si identifica con l’io di ciascun individuo , è un’attività che continua a creare, nel senso che da un senso alla realtà e al mondo, che senza l

KANT LA VISIONE RELIGIOSA E POLITICA

  LA VISIONE RELIGIOSA E POLITICA Kant spiega la visione della religione nel testo La religione nei limiti della semplice ragione: afferma che la RELIGIONE è una disposizione etica interiore a operare secondo il dovere Questo vuol dire che secondo Kant non è la morale che si fonda sulla religione, ma è la religione che dipende dalla morale: non bisogna dover fare delle cose perché è DIO che ci ha detto di fare così, ma si devono fare certe azione perché dentro di noi sentiamo il dovere di farlo. La religione è un fatto intimo interno a noi stessi , un senso del dovere che abbiamo dentro di noi, indipendente da insegnamenti esteriori. Nell’uomo c’è una tendenza verso il male, ma l’uomo è libero di scegliere di non commettere il male per una sua morale interiore, non perché Dio e la religione gli dicono di non farlo. Kant spiega la visione della politica nel trattato Per la pace perpetua In questo testo descrive un progetto che prevede la formazione di una lega di tutti gli STA

KANT IL PROBLEMA ESTETICO NELLA CRITICA DEL GIUDIZIO

  IL PROBLEMA ESTETICO NELLA CRITICA DEL GIUDIZIO Kant nella Critica del giudizio analizza: la FACOLTA’ del SENTIMENTO (facoltà del giudizio) che si basa sui giudizi riflettenti: che non sono i giudizi dell’intelletto (attraverso le categorie dell’intelletto arrivo a conoscere gli oggetti (come fenomeni ) e quindi sono determinati, ma i giudizi che si limitano a riflettere sull’oggetto già conosciuto: a loro volta si dividono in: - giudizi estetici: il sentimento che mi suscita l’oggetto se mi da piacere o no (non rifletto sul contenuto o significato) - giudizi teologici : guardo al fine interno agli oggetti stessi. Kant nella Critica del giudizio afferma che : 1) il GIUDIZIO ESTETICO nasce dal sentimento ( di piacere o dispiacere) può essere: - contemplativo e disinteressato: valutare se un oggetto suscita o meno un piacere - universale : in tutti gli uomini esiste un senso comune , che unisce l’immagine della cosa alle nostre esigenze di unità e finalità,

FILM THE EXPERIMET

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  THE EXPERIMENT -CERCASI CAVIE UMANE The experiment – cercasi cavie umane è un film tratto dal romanzo Black Box di Mario Giordano, racconta un esperimento psicologico realmente fatto nel 1971 dallo psicologo statunitense Philip Zimbardo. L’esperimento consisteva nell’osservare il comportamento umano, per un periodo di due settimane, in una situazione particolare, quella del carcere. Erano stati selezionati 24 ragazzi universitari americani, di razza bianca e appartenenti al ceto medio, a 12 era stato assegnato il ruolo di guardie e a 12 il ruolo di prigionieri. Tutti indossavano delle divise uguali da guardie o da prigionieri, in modo che si sentissero tutti uguali all’interno del proprio gruppo. Alle guardie era stat a concess a molta libertà nel scegliere i modi per far rispettare l’ordine. Lo scopo dell’esperimento era studiare il comportamento umano in una società in cui gli individui non sono considerati come singoli individui con una propria personalità, ma s

KANT IL PROBLEMA DELLA MORALE NELLA CRITICA ALLA RAGION PRATICA

  IL PROBLEMA DELLA MORALE NELLA CRITICA ALLA RAGION PRATICA Kant n ella Critica Della Ragion Pratica dice che: - la legge morale è un “ fatto della ragione ” , è incondizionata e universale e ha la forma del comando perché deve contrastare la sensibilità e gli impulsi egoistici, l’uomo infatti è sempre in lotta tra istinto e ragione. La virtù dell’uomo è proprio nel riuscire a sostenere questa lotta.  - l a r agion p ratica coincide con la volontà, che è la facoltà di agire sulla base di principi normativi: - le massime che sono prescrizioni di carattere soggettivo, dipendono da ciascun individuo (es. mi inpongo di non fumare) - gli imperativi che sono prescrizioni di carattere oggettivo, che devono valere per tutti, e ssi vengono distinti a loro volta in: i mperativi ipotetici: ( es: se aiuti il prossimo allora sarai premiato) segui una regola per raggiungere un fine e imperativi categorici: incondizionati, cioè si comanda un’azione indipendenteme

KANT I PROBLEMI DELLA CONOSCENZA NELLA CRITICA ALLA RAGION PURA

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  I PROBLEMI DELLA CONOSCENZA NELLA CRITICA ALLA RAGION PURA   I giudizi della scienza e la rivoluzione copernicana.    Nella Critica della ragion pura si afferma che serve condurre un'analisi sui fondamenti della conoscenza al fine di capire quali sono le condizioni di possibilità della scienza.   Bisogna capire se è possibile una metafisica come scienza, a questo scopo si analizzano le proposizioni della scienza: I GIUDIZI.   Nella  critica della ragion pura  si sostiene che i giudizi s i differenziano in tre tipologie: analitici, sintetici a posteriori e sintetici a priori.   -analitici: il predicato spiega solo il contenuto del soggetto, hanno universalità e necessità perché fatti a priori ma NON accrescono il sapere   -sintetici e posteriori: il predicato aggiunge novità al soggetto,  accrescono il sapere ma sono particolari e contingenti   -sintetici a priori: accrescono il sapere e sono dotati di universalità e necessità p

HUME

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  HUME GLI ESITI SCETTICI DELL’EMPIRISMO Secondo Hume la CONOSCENZA deriva dalle PERCEZIONI Le percezioni di distinguono in: - IMPRESSIONI: percezioni immediate e vivide - IDEE: immagini illanguidite (più deboli) dalle impressioni Es: se tocco un ferro rovente ho subito l’impressione del dolore, poi nelle mente si forma l’immagine di questo dolore che diventa IDEA, che sarà meno forte e reale dell’impressione iniziale. Queste IMPRESSIONI vengono conservate nella memoria e nell’immaginazione, che permettono di collegarle alle IDEE. Ma la mente non è del tutto libera, perché procede secondo il principio di associazione: che opera in base a TRE CRITERI : - somiglianza - contiguità - causalità Le IDEE COMPLESSE garantiscono - una conoscenza certa quando derivano da pure relazioni tra idee - una conoscenza probabile , quando derivano da relazioni tra dati di fatto. Queste conoscenze si basano sul PRINCIPIO DI CAUSALITA’: l’uomo tende a coglie